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Alfa Advisor di Trading Millimetrico: tutto quel che serve sapere sul sistema

Ad oggi, quando definiamo il trading online, prendiamo in analisi una delle pratiche di investimento più inflazionate nel panorama di riferimento. Non si tratta di altro, infatti, se non di una metodologia molto inflazionata, nonostante celi non poche insidie. Possiamo affermare, del resto, che sono moltissimi i rischi che la caratterizzano e che, ciò nonostante, non creano troppi timori nei milioni di utenti che, giorno dopo giorno, la mettono in pratica. Quando si parla di trading online, comunque, ci si riferisce a tutte le pratiche che interessano l’acquisto e la vendita di titoli finanziari in rete. Insomma, parliamo di un modo di investire estesosi a macchia d’olio in ogni angolo del globo, diventando appannaggio sia di grandi investitori con capitali molto cospicui all’attivo che di utenti con minime liquidità disponibili.

Ovviamente, ambo le parti condividono il fine ultimo, ossia quello di trarre profitto dalle transazioni, ma non è affatto da sottovalutare il fatto che, esse, sono esposte ai medesimi rischi, sebbene, comunque, in proporzioni diverse. È fondamentale chiarire, del resto, quanto pericoloso il trading online possa davvero essere. Non a caso, a chi vi interagisce, è consigliatissimo sviluppare un background relativo in via preventiva, allo scopo di affrontare i mercati e le insidie relative in modo del tutto consapevole. Purtroppo, comunque, queste raccomandazioni non vengono sempre seguite e, questo, significa che spesso e volentieri i principianti inizino ad investire senza il minimo criterio, incorrendo in errori anche madornali dovuti all’inesperienza.

Quanto appena citato ha spinto moltissime aziende di settore a mettere a punto delle piattaforme dedicate, allo scopo di ridurre notevolmente i margini di errore. Ci stiamo riferendo agli Expert Advisor, ossia a tutti quei sistemi volti ad automatizzare le fasi cruciali del trading. Attraverso di esse, i meno avvezzi hanno la possibilità di assolvere alle proprie mansioni senza correre i rischi della scarsa conoscenza dell’ambiente, mentre i professionisti vedono il loro carico di lavoro calare molto. Viste le premesse, comunque, appare chiaro che, quando si sceglie un Expert Advisor, occorra puntare sui top di gamma come quello proposta da Trading Millimetrico, a cui abbiamo dedicato il nostro approfondimento.

Trading Millimetrico e i suoi fondatori

trading millimetrico interno chi siamo

Riteniamo opportuno, prima di entrare nel vivo delle feature più importanti e dei vantaggi che adottare il software di Trading Millimetrico arreca a chi lo fa, dedicare un piccolo inciso all’azienda in oggetto. Trading Millimetrico vede la luce oltre un decennio fa, sospinta dall’ambizione di Katia Grillo e Giuseppe Eros Lana, suoi sapienti fondatori. Attraverso un ampissimo background relativo al panorama di riferimento e ad uno slancio stacanovistico esemplare, Trading Millimetrico diede vita ad Alfa Advisor, un software sperimentale che prometteva di rivoluzionare il settore del trading online.

Dopo essere stato sottoposto ad una serie estenuante di test, Alfa Advisor è entrato nel mercato per stravolgerlo, affermandosi come l’AI di Expert Advisor più affidabile e professionale che si possa acquistare. Grazie ad Alfa Advisor di Trading Millimetrico, infatti, piccoli e grandi investitori vedono i rischi del trading diminuire notevolmente, essendo garantito a vita e non avendo alcun tipo di vincolo.

I vantaggi di Alfa Advisor

Ciò che rende gli Expert Advisor particolarmente semplici da usare è il fatto che, essi, sfruttano un linguaggio di programmazione di base per mettere in funzione i propri algoritmi. Alfa Advisor si distingue, in questo paradigma, per la sua estrema intuitività, oltre che per l’esperienza totalmente personalizzabile e la versatilità, essendo utilizzabile su ogni dispositivo elettronico senza il bisogno di aggiornamenti o attenzioni di sorta. Oltre a questo, Alfa Advisor di Trading Millimetrico offre un servizio di assistenza professionale e sempre disponibile.

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Divorzio: quando si può richiedere un risarcimento danni?

Fra le cause civili, molto spesso le situazioni più spiacevoli e pesanti sono generate dalle cause di divorzio. In qualche caso, le parti raggiungono accordi amichevoli, cosa che sarebbe sempre auspicabile fra persone che hanno condiviso una parte della propria vita; ma in molto casi è propria questa intimità, che nel tempo si è logorata fino a spezzarsi, che crea rancori, i quali non permettono di agire lucidamente. Infatti, spesso i rapporti fra ex coniugi sono così deteriorati che si assiste a uno scontro muro contro muro, in cui le rispettive rivendicazioni sono in netto contrasto.

In molti casi, una delle parti richiede all’altra anche un risarcimento danni: sebbene il suo stato emotivo lo metta nelle condizioni di essere assolutamente convinto di averne diritto, questo alla legge non basta; è necessario capire se e quando questa richiesta è giustificata. In questo articolo, daremo qualche piccola e parziale indicazione, fermo restando la necessità di rivolgersi a un avvocato Torino serio e specializzato nel campo.

Norme generali del risarcimento danni

Innanzitutto, cerchiamo di definire in linea generale quando si ha diritto a un risarcimento danni. Queste linee generali valgono in ogni caso e, quindi, anche nella cause di divorzio. Sembrerà di dire una banalità, ma occorre che un danno ci sia effettivamente stato. Nel caso di danni materiali o patrimoniali, la cosa è facilmente testimoniabile, dimostrabile e non ha bisogno di prove ulteriori; semmai, si potrà discutere sull’entità del danno. Nel caso invece dei danni morali, quelli frequentemente reclamati nelle cause di divorzio, la dimostrazione è più laboriosa e complicata.

In linea di massima, il danno morale può essere definito come la somma delle sofferenze psicologiche del richiedente, subite a causa del comportamento più o meno reiterato dell’accusato; a queste si aggiungono le eventuali ripercussioni sulla sua salute fisica, derivanti dai comportamenti che vengono contestati alla controparte. Ma non tutte le tipologie di danno o comportamento possono dare adito a una richiesta di risarcimento danno morale che possa avere successo: in questi casi, un legale serio ed esperto saprà consigliare il miglior modo di procedere.

In ogni caso, la parte richiedente si deve accollare il cosiddetto onere probatorio, cioè deve dimostrare l’esistenza del danno, delle conseguenze negative sulla propria salute psicologica (o eventualmente anche fisica) e delle limitazioni alle proprie libertà costituzionali derivate da tale danno. In secondo luogo, specificamente per le cause di divorzio, deve essersi verificato un comportamento scorretto o illegittimo da parte di uno dei due coniugi. In ultimo, occorre dimostrare la correlazione causale fra il comportamento e il danno, cioè il primo deve aver provocato il secondo.

Relazioni extra-coniugali e risarcimento danni

Si parla molto spesso di richieste di risarcimento danni in cause di divorzio, la cui motivazione principale sia l’infedeltà di uno dei due coniugi: ci troviamo, quindi, in presenza di vere o presunte relazioni extra-coniugali. Se la relazione al di fuori del matrimonio viene accertata, l’altro coniuge ha diritto a un risarcimento danni al di là dell’assegno di mantenimento e degli altri corrispettivi prescritti dalla legge? La risposta non è semplice né univoca.

Possiamo dire che, negli ultimi anni, la presenza di relazioni extra-coniugali è stata motivazione di concessione di risarcimento, ma non in maniera automatica. Certo, per il coniuge tradito, solo il fatto di veder spezzare quel legame di fiducia o il dolore di aver creduto a bugie reiterate, può essere considerato un danno morale di rilievo. In realtà, però, non basta che il coniuge sia stato infedele, ma questa sua condotta deve anche aver comportato gravi problemi e lesioni delle libertà fondamentali all’altro coniuge, il tutto da determinarsi in fase processuale.

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Come gestire I propri social in modo professionale

Ormai, la tecnologia è parte integrante della nostra vita. La routine di ognuno di noi è influenzata, quantomeno minimamente, dai dispositivi e dai canali di comunicazione messi a disposizione dal progresso. Essa si è insinuata in maniera particolarmente radicata in ogni branca della società moderna, andando a condizionare anche il mercato lavorativo, a prescindere dalla branca presa in esame. Possiamo, sicuramente, affermare che, il suo avanzamento, abbia caratterizzato per moltissimi uno spunto importante per fare carriera.

Grazie alla conversione digitale dei vari business, infatti, è stato possibile creare nuovi posti di lavoro e spostare l’economia su un piano tutto nuovo che, per quanto mutevole, si rivela stimolante e producente per le aziende che, attraverso di esso, hanno modo di rinnovare costantemente la propria offerta di beni e servizi, adattandola sempre di più alle esigenze di un cliente idealtipico particolarmente fedele ai reali acquirenti.

Ecco, dunque, che i clienti si trasformano in utenti e le company di maggior successo cominciano a puntare sempre di più sulla tecnologia e, in particolare, sui social network. È ben noto, ormai, che, se usati in maniera consapevole e professionale, i social network diano alle aziende la possibilità di distinguersi e creare un afflusso clientelare maggiore, rendendosi competitive nel loro settore. Ovviamente, usare i social adeguatamente non è semplice. Per questo, abbiamo stilato una guida pratica che racchiude alcuni punti importanti di questa strategia di marketing.

Raccontare l’azienda

Uno degli aspetti fondamentali delle campagne social più efficaci riguarda la trasparenza con cui si riportano le intenzioni e la storia dell’azienda agli occhi del pubblico di massa. I social network permettono, infatti, alle company di essere trasparenti coi clienti (un requisito molto importante nel mercato odierno), rendendosi fautrici di veri e propri racconti di cui, di fatto, sono anche le protagoniste. Ovviamente, l’obiettivo di questa tattica è quello di promuovere i beni o i servizi messi a disposizione dall’azienda. Per questa ragione, è molto importante non perdere di vista l’obiettivo e comprendere che, di fatto, ogni parola conti, focalizzandosi sull’aspetto interattivo del racconto, in modo tale che esso generi traffico attraverso condivisioni, commenti e interazioni in generale.

Parlare direttamente con i clienti

I social network sono in grado di intercettare e raccogliere dati in quantità immense. Leggere gli insights, quindi, può permettere alle aziende di definire in maniera accurata il proprio target di clienti e, di conseguenza, sviluppare le sue proposte, sia in termini pubblicitari che diretti, in maniera più immediata. Rispettare le tendenze sui social network è la chiave per il successo di un’azienda su queste piattaforme. Al di là di questo, però, per un business è fondamentale, essendo possibile, monitorare e interagire direttamente con le chat e nelle sezioni commenti dei propri post, in modo da sviluppare un rapporto di connessione ancor più forte con gli utenti.

Rivolgersi a degli esperti

La gestione dei social ai fini di marketing non è un’impresa facile. Gli account vanno monitorati e i contenuti devono essere creati e organizzati in modo da rispettare le sopracitate tendenze. Per questo motivo, moltissimi business decidono di affidare i propri canali social a delle agenzie esperte di settore come iris comunicazione. Si tratta, del resto, della soluzione ideale per essere sicuri che le proprie campagne social raggiungano gli obiettivi sperati. Con l’ausilio dei professionisti, del resto, un’impresa ha modo di affacciarsi al suo pubblico ideale, concentrandosi su determinati social piuttosto che altri. Non sempre, infatti, aggredire il mercato su tutti i fronti può rivelarsi efficace, mentre, concentrarsi sulla piattaforma dove, di fatto, il proprio target di riferimento è più attivo, rappresenta l’opzione migliore per salvare tempo e massimizzare i risultati.

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Come sapere quando c’è da fare manutenzione ad un ascensore

Possedere un ascensore nel proprio condominio o nel grattacielo di un’azienda aumenta automaticamente il valore dello stabile. Ovviamente, impianti d’elevazione del genere necessitano di tutta una serie di accorgimenti e di cure di manutenzione che non possono essere assolutamente trascurate se si vuole garantire un funzionamento corretto degli impianti in qualsiasi circostanza.

Gli ascensori, del resto, trovano spazio anche negli ospedali e in realtà in cui non si può mettere il loro funzionamento a rischio poiché, questo, comporterebbe diverse conseguenze, anche gravi, sui proprietari e, talvolta, su chi li utilizzava durante il guasto. Insomma, se esiste una normativa in fatto di manutenzione degli ascensori, significa che, rispettandola, si eviteranno non pochi problemi, anche particolarmente cavillosi.

Al di là della manutenzione preventiva, poi, ci sono, ovviamente, tutti gli interventi straordinari che interessano gli impianti di elevazione in presenza di problematiche di sorta relative alle loro prestazioni. Eseguire la manutenzione preventiva e conservativa dell’ascensore permette a quest’ultimo di funzionare bene più a lungo, evitando dispendi economici o inconvenienti causati dall’incuria. In questa guida scopriremo cosa sapere riguardo la manutenzione dell’ascensore; quando farla e perché.

Manutenzione degli ascensori: la norma vigente

In linea generale, la manutenzione ordinaria dell’impianto andrebbe effettuata annualmente, al fine di prevenire eventuali guasti. Al di là di questo, la legge che regola la manutenzione dell’ascensore e che stabilisce la frequenza minima degli interventi, oltre ai criteri tecnici che vanno rispettati in questa fase si riferisce all’articolo 15 del D.P.R. 162/99. Al di là di questo, troviamo, poi, le norme armonizzate UNI EN 81-20 e UNI EN 81-250.

Stando alla normativa, essa prevede due tipologie di manutenzione. La prima, quella preventiva, si pianifica in base all’impianto e consiste nella pulizia e nella lubrificazione dei componenti dell’ascensore. Abbiamo, poi, la manutenzione periodica, utile a verificare l’integrità e l’efficienza dell’intero impianto. Dovrà essere il manutentore a verificare la sicurezza dell’impianto. In linea generale, queste pratiche andrebbero effettuate almeno una volta ogni 6 mesi, specie se l’impianto è datato.

Ovviamente, tutto può cambiare in funzione delle esigenze fattive dell’impianto. Non tutti gli ascensori richiedono tutte queste attenzioni, specie quando si trovano ai primi anni di attività. È importante, dunque, concentrarsi sulla propria situazione specifica, tentando di individuare eventuali malfunzionamenti che ci spingano a rivolgerci ad un tecnico manutentore in maniera anticipata o con cadenza più regolare, prima di mettere mano al portafogli.

Quando prendersi cura dell’ascensore?

La normativa vigente in fatto di manutenzione periodica dell’ascensore, comunque, vuole almeno un intervento per semestre. Come minimo, dunque, un impianto di elevazione, sia esso interno o esterno, richiederebbe due interventi di manutenzione ordinaria all’anno. Sottolineiamo, in questo paragrafo, quanto sia importante curare la funzionalità dell’impianto come gesto di attenzione verso gli altri, specie nei condomini e nelle strutture ospedaliere.

Comunque sia, la frequenza effettiva con cui manutenere un impianto di elevazione riguarda principalmente le sue stesse condizioni e le caratteristiche tecniche, oltre all’usura dei componenti e al numero di corse che esso compie durante il giorno da quando ha cominciato ad essere utilizzato. Per quanto riguarda la manutenzione preventiva, invece, essa non presenta alcuna legge che ne stabilisca la cadenza, dipendendo prettamente dal caso specifico.

In linea generale, comunque, in materia di ascensori, è il manutentore stesso a fornire, al momento dell’installazione, delle linee guida utili per far fronte alle operazioni di manutenzione degli impianti. Ovviamente, col passare del tempo queste cambieranno, quindi sarà sempre opportuno consultare un esperto di settore, al fine di comprendere a pieno le esigenze e lo stato di funzionamento del proprio ascensore condominiale o dell’impianto di elevazione presente in un edificio adibito al lavoro.

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Vive meglio chi ha un’auto di proprietà o chi la noleggia?

Nel corso degli ultimi anni si parla sempre più di frequente della possibilità di puntare su delle alternative rispetto all’acquisto di un’auto. Ebbene, quella che si sta facendo più strada è senz’altro rappresentata dal noleggio a lungo termine. L’affitto delle auto vi permette di optare per un veicolo di classe superiore. Prendiamo, ad esempio, le offerte di noleggio a lungo termine BMW o altri marchi famosi: cerchiamo ora di confrontare gli aspetti più convenienti per il nlt e l’acquisto di una vettura.

Cosa è più conveniente

Il primo aspetto di cui tener conto per effettuare il raffronto tra queste due soluzioni per chi va alla ricerca di una nuova vettura è senz’altro rappresentato dall’arco di tempo in cui si vuole disporre di una certa auto.

Ad esempio, ci sono persone che vogliono mettersi alla guida di modelli sempre innovativi e di recente produzione, sostituendoli con le nuove generazioni molto di frequente. Ebbene, in questi casi, c’è un’altra soluzione che si affianca all’acquisto di un’auto e può rivelarsi una mossa estremamente conveniente, ovvero il noleggio a lungo termine.

La stipula di un simile contratto, infatti, prevede una durata minima pari a 24 oppure 36 mesi. Se l’intenzione fosse quella di scegliere una certa vettura per tale durata e poi, eventualmente, puntare su un modello completamente differente, anche magari per delle esigenze familiari differenti, è chiaro che conviene pensare molto seriamente al noleggio a lungo termine.

Il costo della vettura

Qualora il periodo di impiego dell’auto dovesse estendersi, è chiaro che la soluzione da prediligere dovrebbe essere l’acquisto, dato che permette un migliore ammortamento dell’investimento iniziale. È necessario mettere in evidenza come il raffronto tra queste due opzioni passa inevitabilmente anche dall’analisi delle modalità di spesa. Tutti coloro che puntano sul noleggio a lungo termine devono sopportare il pagamento di un canone mensile. All’interno di tale somma sono comprese varie voci che, invece, con l’acquisto dovrebbero essere valutate in maniera differenziata. Ad esempio, all’interno del canone sono presenti spese come quella relativa all’assicurazione, piuttosto che alle attività di manutenzione ordinarie e straordinarie, come ad esempio il cambio tra gomme invernali e gomme estive. Rimane esclusa dal canone mensile la spesa per la benzina o il carburante necessario all’auto scelta.

Quando scegliere l’acquisto di un’auto

L’investimento legato all’acquisto di un’auto è una mossa vantaggiosa quando si ha la necessità di avere a disposizione una vettura il prima possibile, avendo una completa disponibilità. Tutti coloro che prendono la decisione di comprare un’auto, infatti, spesso e volentieri hanno intenzione di usarla per tanti anni. Sia la manutenzione che l’assicurazione rc auto sono delle incombenze che dovranno essere gestite chiaramente in totale autonomia da parte di chi è proprietario. D’altro canto, l’uso della vettura non dovrà sottostare ad alcun contratto di noleggio con una specifica società. Infine, l’auto si può vendere come e quando si vuole.

Quando scegliere il noleggio auto a lungo termine

In gran parte dei casi, la soluzione rappresentata dal noleggio a lungo termine viene sfruttata da parte di imprese e lavoratori dotati di partita Iva. Il motivo è spesso legato a convenienza dal punto di vista fiscale, con la possibilità di avvantaggiarsi delle relative detrazioni. D’altro canto, con il passare degli anni, la formula del noleggio a lungo termine si è notevolmente diffusa anche tra gli utenti privati che sono abituati a sostituire la propria vettura molto di frequente.

Tra i principali vantaggi legati a una simile soluzione troviamo senz’altro la possibilità di pianificare un po’ tutti i costi. Infatti, il canone mensile è fisso e certo, mentre si possono trovare pure delle offerte e promozioni per cui non serve versare nessuna somma alla stregua di anticipo. È chiaro che, in quest’ultimo caso, si dovrà sostenere il pagamento di una rata mensile dall’importo lievemente maggiore, per compensare proprio il fatto di non aver versato alcuna somma a titolo di anticipo.

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Come ottenere un prestito personale quando non si ha una busta paga

Il carovita è un problema di stringente attualità per milioni di italiani, attanagliati da un’inflazione come non si vedeva da almeno quarant’anni a questa parte. Intere generazioni, in buona sostanza, sono cresciute senza avere a che fare con un problema, come l’aumento generalizzato dei costi (ivi compresi quelli relativi ai beni di prima necessità), che è in grado di cambiare radicalmente la vita quotidiana di ogni singolo consumatore.

In questi momenti, dove il potere d’acquisto si erode significativamente, è certamente importante rivedere le proprie spese, anche se talvolta, purtroppo, non è risolutivo nel fronteggiare un problema come l’inflazione al 10%. Un ottimo supporto, in questi casi, lo offre il mondo del credito al consumo, con soluzioni interessanti per reperire la liquidità necessaria per far fronte alle spese quotidiane.

Il mondo del credito si evolve: anche chi non percepisce reddito può chiedere un prestito

Col passare del tempo, il settore ha ampliato la propria capacità di offerta, riuscendo a soddisfare le esigenze anche di quei consumatori che, loro malgrado, non avevano modo di ottenere un finanziamento sino a qualche tempo fa. Una soluzione che ha preso piede negli ultimi anni, estremamente utile per quei soggetti con segnalazioni negative in CRIF o bollettino dei protesti, è quella della Cessione del Quinto dello stipendio o della pensione, che consente di poter trattenere la rata direttamente in busta paga anziché in conto corrente.

Questa soluzione, di fatto, bypassa il rischio credito che la finanziaria si deve assumere nei confronti del creditore, in quanto è il datore di lavoro a garantire il buon esito del pagamento delle rate trattenendo le stesse direttamente dallo stipendio del dipendente. Per ottenere questa tipologia di finanziamento, però, è necessario risultare lavoratori dipendenti, ovvero percepire un reddito continuativo e disporre di un contratto a tempo indeterminato.

Un’opzione, quindi, che non può essere sfruttata da partite IVA, studenti, casalinghe e disoccupati, categorie che hanno avuto, storicamente, grandi difficoltà nell’ottenere un finanziamento. Spesso richiedere un prestito personale senza poter presentare una busta paga non è semplice, ma neanche impossibile.

L’evoluzione del mondo del credito, infatti, consente di ottenere finanziamenti mirati anche per le summenzionate categorie, grazie ad una particolare tipologia di finanziamenti denominati, per l’appunto, “prestiti senza busta paga”, ideale punto di approdo per tutti quei consumatori che, complice un mercato del lavoro sempre più complesso, faticano ad ottenere liquidità per finanziare l’acquisto di beni e servizi o, molto più semplicemente, far fronte ad imprevisti di importo non particolarmente elevato.

Prestiti senza busta paga: a chi si rivolgono?

I documenti da presentare, in assenza del percepimento di una busta paga, sono un documento d’identità in corso di validità, il codice fiscale/tesserino sanitario e l’ultima dichiarazione dei redditi laddove se ne fosse in possesso. La via più celere per ottenere un prestito senza busta paga è rappresentata, senza alcun dubbio, dalla grande rete telematica, dove alcune finanziarie sono in grado di fornire una risposta nell’arco di poco tempo, talvolta in 48 ore.

Non c’è alcun dubbio come alcuni elementi possano incidere, positivamente, sul buon esito della richiesta inoltrata. Ad esempio, una casalinga separata può far leva sull’assegno di mantenimento per ottenere un piccolo prestito, riuscendo ad ottenere quella liquidità in molti casi a dir poco salvifica per far fronte a piccoli imprevisti (come, a titolo esemplificativo, la riparazione dell’autoveicolo).

Nel caso in cui l’importo non fosse di piccolo cabotaggio, la finanziaria potrebbe chiedere che il finanziamento venga supportato dalla presenza di garanzie reali o di firma: le prime sono relativi ai pegni (su beni mobili o liquidità) e ipoteche (su beni immobili), mentre le seconde fanno riferimento a fideiussioni di soggetti terzi (che dovranno rispondere col proprio patrimonio qualora il richiedente non sia in grado di far fronte ai propri impegni).

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Come evitare i danni allo schermo dello smartphone

Come evitare che lo schermo dello Smartphone si rompa? Proprio la rottura dello schermo rappresenta uno dei danni più frequenti in assoluto, uno dei motivi che porta più spesso a doversi rivolgere a un centro di assistenza. D’altronde, se il danno è pesante l’utilizzo dello smartphone risulta impossibile. Non va molto meglio se il danno è lieve: in quel caso si rischiano brutte figure e di trasmettere una sensazione di trascuratezza.

La questione riguarda tutti i brand e tutte le aree geografiche. Il rischio di dover spendere denaro per riparare smartphone Huawei Palermo piuttosto che uno smartphone Samsung in qualsiasi altra città è piuttosto elevato.

Anche in questo caso, prevenire è meglio che curare. Dunque, è lecito chiedersi se esistono degli accorgimenti per ridurre al minimo le probabilità di andare incontro a una rottura dello schermo. La buona notizia è che tali accorgimenti non solo esistono, ma sono anche facili da adottare. Ne parliamo qua.

Schermo dello smartphone, una componente delicata

Il timore che lo schermo dello smartphone si rompa è più che giustificato. Infatti, da un lato si tratta di una componente fondamentale, e che difatti consente l’utilizzo del dispositivo. Dall’altro, invece, è anche una delle componenti più fragili, di conseguenza soggetta a rotture. Basta infatti una caduta, nemmeno da altezze elevate, per ritrovarsi – se va bene – con uno schermo pieno di crepe e che comunque può creare disagio. Nella peggiore delle ipotesi poi, lo schermo è così danneggiato da impedire una visione chiara e che consenta un utilizzo efficace del dispositivo.

Prima di trattare gli accorgimenti veri e propri, e tra le altre cose sono di natura prettamente “tecnica”, è bene riflettere su una cattiva abitudine che molti possessori di smartphone reiterano.

Stiamo parlando della tendenza a tenere lo smartphone in mano anche quando non lo si sta utilizzando. In questo caso, le probabilità che il dispositivo cada per terra aumentano, con tutto ciò che ne consegue. La situazione si complica ulteriormente quando si pratica attività fisica: molti sono soliti correre mentre stringono il telefonino, per l’occasione “convertito” a cronometro o a lettore musicale.

Come evitare la rottura dello schermo

Dunque, quali sono questi accorgimenti che aiutano a prevenire la rottura dello schermo? Ecco i più efficaci.

  • Usare una custodia. Le custodie consentono di limitare i danni con sufficiente efficacia. Il riferimento è ovviamente alle custodie a libro, che purtroppo vengono spesso snobbate in quanto giudicate demodè. in realtà, la custodia attutisce le cadute ed evitano danni importanti. Il consiglio è di prediligere le custodie in cuoio, che sono le più resistenti e protettive.
  • Applicare una pellicola. Anche le pellicole rappresentano una risorsa fondamentale per prevenire danni allo schermo. Ovviamente, fanno ben poco per attutire le cadute ma proteggono il monitor dai graffi. Esistono varie tipologie di pellicole, quelle più utilizzate sono realizzate in silicone, che coniuga una certa efficacia con un impatto esteriore piuttosto basso.
  • Evitare i bagni di sole. Questo è un accorgimento che ben pochi seguono. È necessario evitare le lunghe esposizioni al sole, soprattutto d’estate, in quanto il calore viene assorbito dallo schermo, il quale ne esce pesantemente indebolito, e quindi maggiormente soggetto a danni.

No al fai da te

Dunque, prevenire è meglio che curare, soprattutto quando gli accorgimenti sono facili da adottare, come in questo caso. Ma cosa fare se il danno è stato fatto? Il consiglio è di evitare il fai da te. Anche qualora il danno si configurasse come lieve, è sempre meglio rivolgersi a un centro assistenza. Le riparazioni sono attività di natura specialistica, e non basta certo un tutorial, per quanto ben realizzato, a sopperire competenze ed esperienza. Anzi, il rischio, se si procede in totale autonomia, è di peggiorare la situazione e quindi di spendere più denaro di quanto non si sarebbe speso rivolgendosi a personale specializzato.

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Ecco perché tutti preferiscono fare shopping online

Acquistare online fino a qualche anno fa era impensabile ed erano davvero pochi che si affidavano a questo servizio. Con il crescere della fiducia nei confronti di questo servizio gli utenti hanno iniziato sempre di più ad usufruirlo. Fino ad arrivare fino ad oggi dove sono sempre di più le persone che preferiscono affidarsi allo shopping online piuttosto che a quelli nei negozi fisici. I motivi che ci spingono a sfruttare questo servizio sono infiniti, ma in particolare:

  • Abbiamo la possibilità di acquistare in qualsiasi momento della giornata, ma anche della notte, poiché i negozi online sono aperti sempre: 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Questo è davvero comodo poiché possiamo dedicare allo shopping del tempo anche se abbiamo delle giornate estremamente piene.
  • Possibilità di visionare in una volta sola un’infinità di prodotti e di scoprire allo stesso tempo le migliori offerte. Infatti, molto spesso un prodotto può essere venuto in più e-commerce, e noi possiamo andarlo a comprare in quello che costa di meno, risparmiando così un grande somma di denaro. Certo, questo possiamo farlo anche nei negozi fisici, ma richiede tantissimo tempo a disposizione e spesso è molto difficile scoprire quali sono le offerte.
  • Abbiamo l’opportunità di risparmiare tempo poiché lo shopping online può essere fatto in pochissimi minuti, comodamente da casa tua. Gli acquisti nei negozi fisici richiedono un grande investimento di tempo, spesso se si desidera vedere più prodotti e più negozi fisici avrai bisogno di giornate intere.
  • Nessuna folla: in tempi come questi, dove la pandemia esiste ancora, evitare la folla diventa fondamentale. Ma non solo, la folla dei negozi fisici ci porta spesso a perdere un sacco di tempo o addirittura ad abbandonare i nostri potenziali acquisti al fine di evitare quest’ultima. Infatti abbiamo la possibilità di acquistare un prodotto e riceverlo direttamente a casa nostra grazie ad una spedizione comoda.

Cosa non funziona nello shopping online?

Come abbiamo visto, lo shopping online offre una serie infinita di vantaggi ad ognuno di noi. Ma, come ogni cosa bella, anche quello servizio presenta dei svantaggi non da poco, in particolare:

  • Spedizione lunga: il vantaggio dei negozi fisici è che ciò che compi puoi riaverlo subito. Mentre, per quanto riguarda i negozi online non è assolutamente così. Molto spesso, prima di ricevere un prodotto dobbiamo attendere settimana, e in alcuni casi addirittura mesi. Certo, esistono dei servizi che accelerano i tempi di spedizione ma hanno dei costi maggiori che non tutti sono disposti a sostenere. Un esempio è Amazon Prime, il servizio che ti permette di ricevere il prodotto acquistato il giorno seguente. Questi servizi funzionano, ma se tendiamo ad acquistare su più siti non possiamo pensare di acquistare un abbonamento per ogni e-commerce poiché a fine mese i costi sarebbero eccessivamente alti.
  • Non possiamo vedere e provare fisicamente i prodotti: ovviamente questo è uno svantaggio da non poco poiché può accadere che non ci piaccia il prodotto oppure semplicemente che sia troppo grande o troppo piccolo. Certo, possiamo pur sempre rimandarli indietro ma, se quel prodotto ci serve per una particolare occasione il fatto che non ci piaccia o che non si stia diventa un problema davvero grande. Questo svantaggio difficilmente possiamo abbatterlo.

Come possiamo migliorare questo servizio?

In questo articolo hai avuto l’opportunità di scoprire i benefici ma anche i svantaggi di questo servizio. Poiché oggi tutta la nostra vita circonda nel mondo online diventa indispensabile attuare una serie di azioni al fine di migliorare in meglio questo servizio. In particolare, per poter ottimizzare questo servizio le aziende devono tener conto di tutti i punti deboli che questo servizio offre. Andando a ridurre al minimo essi, gli utenti avranno l’opportunità di godere di un servizio migliore e sicuramente le aziende ne trarranno vantaggio.

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Come aprire un’impresa di pulizie: linee guida essenziali

Se stai leggendo questo articolo è perché stai pensando di aprire un’impresa di pulizie per conto proprio e vuoi sapere come fare.

Il primo passo è quello di aprire la Partita IVA e registrare la propria impresa correttamente. Il consiglio è di farsi aiutare in questa operazione da un bravo commercialista oppure di rivolgersi direttamente alla Confartigianato, a cui potersi appoggiare anche per le pratiche burocratiche successive.

Ma non è solo questo! Per aprire un’impresa di pulizie sono molte le cose a cui dovrai pensare e a meno che tu non abbia già esperienza in questo settore specifico. Allora ti conviene informarti per recuperare tutto ciò di cui hai bisogno e aprire, così, la tua attività di pulizie in tutta tranquillità.

In questo articolo ti parliamo dei costi che non puoi trascurare quando apri una tua impresa di pulizie e vuoi fare questo salto da solo, senza farti aiutare da qualcuno che si occupi al posto tuo di molti aspetti essenziali. Prima di tutto, quando si apre un’attività, come un’impresa di pulizie, è fondamentale fare una stima a priori di quelli che saranno tutti i costi fissi e variabili che si dovranno sostenere. Un errore di valutazione di tali costi potrebbe costare caro! Ecco perché è importante che leggi con attenzione questo articolo dedicato.

Aprire un’impresa di pulizie: i costi

Come sai, per aprire una qualsiasi impresa aziendale oltre ai vari passaggi dettati dalla burocrazia dovrai prendere in esame anche tutti i possibili costi di attività. Per fare una valutazione precisa ovviamente bisogna avere in mente quello che andrai a fare, in modo da organizzare tutto ciò di cui avrai bisogno. Stabilire il budget necessario per ogni voce spesa, obbligatoria per l’apertura dell’impresa di pulizia, è uno dei primi aspetti da pianificare con attenzione.

Nello specifico, per aprire un’impresa di pulizie dovranno essere considerati i costi seguenti.

  • Le macchine per la pulizia professionale, le attrezzature e i detergenti vari essenziali per la pulizia professionale: in questo caso è bene ricordare che la qualità ripaga nel lungo termine, per cui è bene affidarsi a fornitori che offrano macchine per pulizia affidabili, attrezzature per la pulizia manuale e detergenti professionali di qualità. Il nostro suggerimento è di rivolgerti alla BERMAR SERVIZI come fornitore per le macchine e attrezzature per la pulizia professionale.
    Oltre a poter acquistare lavasciuga pavimenti con uomo a terra o a bordo, spazzatrici manuali o motorizzate dei migliori marchi presenti in commercio, attrezzature per la pulizia professionale manuale (scope, carrelli, mop, lance telescopiche e molto altro ancora), detergenti e sgrassatori professionali, potrai ricevere assistenza tecnica in caso di bisogno, oltre a poter parlare con i loro esperti per qualsiasi consiglio d’acquisto.
  • Le auto aziendali: un acquisto necessario per spostarsi e raggiungere il luogo di lavoro (uffici, aziende, centri commerciali, ristoranti). Dovrai optare per dei modelli tendenzialmente spaziosi, anche in base alle dimensioni delle macchine per la pulizia necessarie e al numero di persone che lavoreranno sul posto.

Un’altra spesa che rientra in questa categoria è ovviamente il carburante, costo variabile a seconda del tipo di carburante e delle fluttuazioni del mercato. Inoltre, da preventivare anche le spese annuali per la macchina come l’assicurazione, il cambio delle gomme ed eventuali interventi del meccanico se ci fosse bisogno.

  • L’affitto del magazzino: indispensabile per riporre tutti i macchinari e le attrezzature per la pulizia indispensabili per poter lavorare. Il magazzino potrebbe essere indispensabile anche per poter riporre le scorte di carta igienica, salviette per le mani, rotoloni di carta, detergenti e sgrassanti. A meno che tu noi possieda uno spazio di tua proprietà facilmente utilizzabile come magazzino, dovrai computare tra i costi anche la voce “affitto magazzino”.

Per scegliere il magazzino, il consiglio è un un locale al piano terra, soprattutto perché gli spostamenti saranno più facili, considerando che alcune macchine per pulire le superfici ampie (come le lavasciuga pavimenti uomo a terra o a bordo) sono abbastanza grandi e impossibili da trasportare per le scale o negli ascensori.

  • L’ufficio amministrativo: come ogni attività, anche l’impresa per le pulizie necessità di un luogo centrale in cui vengono organizzate le economie dell’attività, quindi anche in questo caso è necessario trovare una sua locazione (potrebbe essere un ufficio vicino alla sede del magazzino).

Questi sono i principali costi fissi per l’apertura di un’impresa di pulizie ai quali vanno ad aggiungersi i costi variabili e i costi per i collaboratori. Ecco perché è fondamentale pianificare il tutto con attenzione, non dimenticandosi di alcun costo attività.

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Pian di emergenza sul lavoro PEM: cos’è e a cosa serve

Il piano di emergenza sul lavoro, conosciuto anche come PEM, è uno mezzo operativo (ricapitolato in un documento facilmente accessibile da tutti i Lavoratori) che include tutte le informazioni e le istruzioni che occorrono per affrontare una possibile emergenza di qualsiasi tipologia.

In particolar modo tutte le attività che contengono più di 10 dipendenti in base a quanto stabilito dalla legge devono effettuare obbligatoriamente la compilazione del piano di emergenza sul lavoro.

Ma autonomamente dagli obblighi è possibile capire in maniera indipendente quanto questo strumento operativo sia effettivamente efficace e utile, per garantire la massima sicurezza sul posto di lavoro.

Si rivolge di conseguenza a tutte quelle imprese in cui, durante la formazione della Valutazione dei Rischi, si sono manifestati le competenze che rendono indispensabile la verifica del piano di emergenza.

Il PEM, ossia il piano di emergenza sul lavoro, rappresenta uno degli strumenti migliori e più importanti che devono essere impiegati per quanto riguarda la Prevenzione e la Sicurezza sul posto di lavoro.

Il testo unico sulla sicurezza richiede espressamente il PME, in quanto è regolato dal decreto legislativo 81 del 2008. Precisamente in esso viene confermato il concetto di quanto effettivamente risulti indispensabile adoperare in azienda il piano di emergenza sul lavoro.

Attraverso quest’ultimo infatti vi è la possibilità di contrastare i pericoli e i rischi che si manifestano e affrontare soprattutto le emergenze che potrebbero presentarsi nel posto di lavoro in qualsiasi momento.

La sua importanza fa sì che sia fondamentale una redazione puntuale, come definisce il testo unico.

Quali obiettivi prevede il piano di Emergenza sul lavoro

Alcuni degli intenti stabiliti dal piano di emergenza sul lavoro sono i seguenti ossia:

  • lavorare a livello di organizzazione per quanto concerne le operazioni e gli interventi effettuati da parte del personale con l’obiettivo di chiarire gli atteggiamenti e i comportamenti che i dipendenti devono mettere in pratica per proteggere la propria incolumità, quella degli strumenti o cose oltre a quella degli altri;
  • prevenire e diminuire in particolar modo e in maniera elevata i pericoli alle persone;
  • determinare in modo esatto le persone presenti nell’attività e le mansioni che dovranno essere conferite durante la fase emergenza.

Gli scopi perseguiti nella redazione del PEM sono decisamente numerosi: ad esempio verranno determinati i tragitti e le vie di fuga che risultano più veloci e sicure, ovvero che sono facili da raggiungere da qualsiasi punto dell’azienda o, per di più, verranno scelti i

Lavoratori a cui attribuire delle delle posizioni leader durante l’organizzazione e gestione dei casi di emergenza, anche a seconda a determinate qualifiche ottenute precedentemente.

Compilazione del PEM

Per quanto riguarda la compilazione del PEM, pertanto, è opportuno affidarsi a una figura specializzata nel settore della Sicurezza sul Lavoro.

Il Piano di Emergenza sul Lavoro, include la composizione di una verifica precisa e puntuale incentrata soprattutto su tutte le reali fonti di pericolo presenti in azienda ossia sul posto di lavoro, che generalmente potrebbero manifestarsi a causa delle lavorazioni, dove il Datore di Lavoro deve obbligatoriamente trovare e applicare delle azioni di prevenzione con l’obiettivo di proteggere e tutelare sotto tutti i punti di vista tutti i Lavoratori presenti nell’attività.

Tipologie del Piano di Emergenza sul Lavoro

Esistono due tipologie di PEM, ossia il piano potrà essere interno o esterno.

Per quanto riguarda la prima modalità è bene sapere che dovrà riferirsi a tutte le fattibili emergenze che in qualsiasi momento potrebbero manifestarsi all’interno dei posti dove generalmente avviene l’attività lavorativa dei dipendenti.

In questo piano dovranno essere elaborati tutti i posti in cui avviene ogni giorno l’attività dei Lavoratori.

Mentre, la seconda tipologia di Piano di Emergenza sul Lavoro, ovvero quello esterno, si riferisce a una singola probabilità di pericolo che potrebbe presentarsi nella parte esterna del posto di lavoro.

Conclusione sul PEM

Il piano delle emergenze deve obbligatoriamente essere compilato dal Datore di Lavoro insieme a tutte le figure che hanno come obiettivo quello di accertare la sicurezza e la protezione dei Lavoratori sia all’interno sia all’esterno dell’azienda.

Fonte delle informazioni: https://www.gdmsanita.it/piano-emergenza-sul-lavoro-pem-torino.php