Archivio mensile Agosto 22, 2022

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Vive meglio chi ha un’auto di proprietà o chi la noleggia?

Nel corso degli ultimi anni si parla sempre più di frequente della possibilità di puntare su delle alternative rispetto all’acquisto di un’auto. Ebbene, quella che si sta facendo più strada è senz’altro rappresentata dal noleggio a lungo termine. L’affitto delle auto vi permette di optare per un veicolo di classe superiore. Prendiamo, ad esempio, le offerte di noleggio a lungo termine BMW o altri marchi famosi: cerchiamo ora di confrontare gli aspetti più convenienti per il nlt e l’acquisto di una vettura.

Cosa è più conveniente

Il primo aspetto di cui tener conto per effettuare il raffronto tra queste due soluzioni per chi va alla ricerca di una nuova vettura è senz’altro rappresentato dall’arco di tempo in cui si vuole disporre di una certa auto.

Ad esempio, ci sono persone che vogliono mettersi alla guida di modelli sempre innovativi e di recente produzione, sostituendoli con le nuove generazioni molto di frequente. Ebbene, in questi casi, c’è un’altra soluzione che si affianca all’acquisto di un’auto e può rivelarsi una mossa estremamente conveniente, ovvero il noleggio a lungo termine.

La stipula di un simile contratto, infatti, prevede una durata minima pari a 24 oppure 36 mesi. Se l’intenzione fosse quella di scegliere una certa vettura per tale durata e poi, eventualmente, puntare su un modello completamente differente, anche magari per delle esigenze familiari differenti, è chiaro che conviene pensare molto seriamente al noleggio a lungo termine.

Il costo della vettura

Qualora il periodo di impiego dell’auto dovesse estendersi, è chiaro che la soluzione da prediligere dovrebbe essere l’acquisto, dato che permette un migliore ammortamento dell’investimento iniziale. È necessario mettere in evidenza come il raffronto tra queste due opzioni passa inevitabilmente anche dall’analisi delle modalità di spesa. Tutti coloro che puntano sul noleggio a lungo termine devono sopportare il pagamento di un canone mensile. All’interno di tale somma sono comprese varie voci che, invece, con l’acquisto dovrebbero essere valutate in maniera differenziata. Ad esempio, all’interno del canone sono presenti spese come quella relativa all’assicurazione, piuttosto che alle attività di manutenzione ordinarie e straordinarie, come ad esempio il cambio tra gomme invernali e gomme estive. Rimane esclusa dal canone mensile la spesa per la benzina o il carburante necessario all’auto scelta.

Quando scegliere l’acquisto di un’auto

L’investimento legato all’acquisto di un’auto è una mossa vantaggiosa quando si ha la necessità di avere a disposizione una vettura il prima possibile, avendo una completa disponibilità. Tutti coloro che prendono la decisione di comprare un’auto, infatti, spesso e volentieri hanno intenzione di usarla per tanti anni. Sia la manutenzione che l’assicurazione rc auto sono delle incombenze che dovranno essere gestite chiaramente in totale autonomia da parte di chi è proprietario. D’altro canto, l’uso della vettura non dovrà sottostare ad alcun contratto di noleggio con una specifica società. Infine, l’auto si può vendere come e quando si vuole.

Quando scegliere il noleggio auto a lungo termine

In gran parte dei casi, la soluzione rappresentata dal noleggio a lungo termine viene sfruttata da parte di imprese e lavoratori dotati di partita Iva. Il motivo è spesso legato a convenienza dal punto di vista fiscale, con la possibilità di avvantaggiarsi delle relative detrazioni. D’altro canto, con il passare degli anni, la formula del noleggio a lungo termine si è notevolmente diffusa anche tra gli utenti privati che sono abituati a sostituire la propria vettura molto di frequente.

Tra i principali vantaggi legati a una simile soluzione troviamo senz’altro la possibilità di pianificare un po’ tutti i costi. Infatti, il canone mensile è fisso e certo, mentre si possono trovare pure delle offerte e promozioni per cui non serve versare nessuna somma alla stregua di anticipo. È chiaro che, in quest’ultimo caso, si dovrà sostenere il pagamento di una rata mensile dall’importo lievemente maggiore, per compensare proprio il fatto di non aver versato alcuna somma a titolo di anticipo.

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Come ottenere un prestito personale quando non si ha una busta paga

Il carovita è un problema di stringente attualità per milioni di italiani, attanagliati da un’inflazione come non si vedeva da almeno quarant’anni a questa parte. Intere generazioni, in buona sostanza, sono cresciute senza avere a che fare con un problema, come l’aumento generalizzato dei costi (ivi compresi quelli relativi ai beni di prima necessità), che è in grado di cambiare radicalmente la vita quotidiana di ogni singolo consumatore.

In questi momenti, dove il potere d’acquisto si erode significativamente, è certamente importante rivedere le proprie spese, anche se talvolta, purtroppo, non è risolutivo nel fronteggiare un problema come l’inflazione al 10%. Un ottimo supporto, in questi casi, lo offre il mondo del credito al consumo, con soluzioni interessanti per reperire la liquidità necessaria per far fronte alle spese quotidiane.

Il mondo del credito si evolve: anche chi non percepisce reddito può chiedere un prestito

Col passare del tempo, il settore ha ampliato la propria capacità di offerta, riuscendo a soddisfare le esigenze anche di quei consumatori che, loro malgrado, non avevano modo di ottenere un finanziamento sino a qualche tempo fa. Una soluzione che ha preso piede negli ultimi anni, estremamente utile per quei soggetti con segnalazioni negative in CRIF o bollettino dei protesti, è quella della Cessione del Quinto dello stipendio o della pensione, che consente di poter trattenere la rata direttamente in busta paga anziché in conto corrente.

Questa soluzione, di fatto, bypassa il rischio credito che la finanziaria si deve assumere nei confronti del creditore, in quanto è il datore di lavoro a garantire il buon esito del pagamento delle rate trattenendo le stesse direttamente dallo stipendio del dipendente. Per ottenere questa tipologia di finanziamento, però, è necessario risultare lavoratori dipendenti, ovvero percepire un reddito continuativo e disporre di un contratto a tempo indeterminato.

Un’opzione, quindi, che non può essere sfruttata da partite IVA, studenti, casalinghe e disoccupati, categorie che hanno avuto, storicamente, grandi difficoltà nell’ottenere un finanziamento. Spesso richiedere un prestito personale senza poter presentare una busta paga non è semplice, ma neanche impossibile.

L’evoluzione del mondo del credito, infatti, consente di ottenere finanziamenti mirati anche per le summenzionate categorie, grazie ad una particolare tipologia di finanziamenti denominati, per l’appunto, “prestiti senza busta paga”, ideale punto di approdo per tutti quei consumatori che, complice un mercato del lavoro sempre più complesso, faticano ad ottenere liquidità per finanziare l’acquisto di beni e servizi o, molto più semplicemente, far fronte ad imprevisti di importo non particolarmente elevato.

Prestiti senza busta paga: a chi si rivolgono?

I documenti da presentare, in assenza del percepimento di una busta paga, sono un documento d’identità in corso di validità, il codice fiscale/tesserino sanitario e l’ultima dichiarazione dei redditi laddove se ne fosse in possesso. La via più celere per ottenere un prestito senza busta paga è rappresentata, senza alcun dubbio, dalla grande rete telematica, dove alcune finanziarie sono in grado di fornire una risposta nell’arco di poco tempo, talvolta in 48 ore.

Non c’è alcun dubbio come alcuni elementi possano incidere, positivamente, sul buon esito della richiesta inoltrata. Ad esempio, una casalinga separata può far leva sull’assegno di mantenimento per ottenere un piccolo prestito, riuscendo ad ottenere quella liquidità in molti casi a dir poco salvifica per far fronte a piccoli imprevisti (come, a titolo esemplificativo, la riparazione dell’autoveicolo).

Nel caso in cui l’importo non fosse di piccolo cabotaggio, la finanziaria potrebbe chiedere che il finanziamento venga supportato dalla presenza di garanzie reali o di firma: le prime sono relativi ai pegni (su beni mobili o liquidità) e ipoteche (su beni immobili), mentre le seconde fanno riferimento a fideiussioni di soggetti terzi (che dovranno rispondere col proprio patrimonio qualora il richiedente non sia in grado di far fronte ai propri impegni).