Come ottenere un prestito personale quando non si ha una busta paga

DiRedazione

Come ottenere un prestito personale quando non si ha una busta paga

Il carovita è un problema di stringente attualità per milioni di italiani, attanagliati da un’inflazione come non si vedeva da almeno quarant’anni a questa parte. Intere generazioni, in buona sostanza, sono cresciute senza avere a che fare con un problema, come l’aumento generalizzato dei costi (ivi compresi quelli relativi ai beni di prima necessità), che è in grado di cambiare radicalmente la vita quotidiana di ogni singolo consumatore.

In questi momenti, dove il potere d’acquisto si erode significativamente, è certamente importante rivedere le proprie spese, anche se talvolta, purtroppo, non è risolutivo nel fronteggiare un problema come l’inflazione al 10%. Un ottimo supporto, in questi casi, lo offre il mondo del credito al consumo, con soluzioni interessanti per reperire la liquidità necessaria per far fronte alle spese quotidiane.

Il mondo del credito si evolve: anche chi non percepisce reddito può chiedere un prestito

Col passare del tempo, il settore ha ampliato la propria capacità di offerta, riuscendo a soddisfare le esigenze anche di quei consumatori che, loro malgrado, non avevano modo di ottenere un finanziamento sino a qualche tempo fa. Una soluzione che ha preso piede negli ultimi anni, estremamente utile per quei soggetti con segnalazioni negative in CRIF o bollettino dei protesti, è quella della Cessione del Quinto dello stipendio o della pensione, che consente di poter trattenere la rata direttamente in busta paga anziché in conto corrente.

Questa soluzione, di fatto, bypassa il rischio credito che la finanziaria si deve assumere nei confronti del creditore, in quanto è il datore di lavoro a garantire il buon esito del pagamento delle rate trattenendo le stesse direttamente dallo stipendio del dipendente. Per ottenere questa tipologia di finanziamento, però, è necessario risultare lavoratori dipendenti, ovvero percepire un reddito continuativo e disporre di un contratto a tempo indeterminato.

Un’opzione, quindi, che non può essere sfruttata da partite IVA, studenti, casalinghe e disoccupati, categorie che hanno avuto, storicamente, grandi difficoltà nell’ottenere un finanziamento. Spesso richiedere un prestito personale senza poter presentare una busta paga non è semplice, ma neanche impossibile.

L’evoluzione del mondo del credito, infatti, consente di ottenere finanziamenti mirati anche per le summenzionate categorie, grazie ad una particolare tipologia di finanziamenti denominati, per l’appunto, “prestiti senza busta paga”, ideale punto di approdo per tutti quei consumatori che, complice un mercato del lavoro sempre più complesso, faticano ad ottenere liquidità per finanziare l’acquisto di beni e servizi o, molto più semplicemente, far fronte ad imprevisti di importo non particolarmente elevato.

Prestiti senza busta paga: a chi si rivolgono?

I documenti da presentare, in assenza del percepimento di una busta paga, sono un documento d’identità in corso di validità, il codice fiscale/tesserino sanitario e l’ultima dichiarazione dei redditi laddove se ne fosse in possesso. La via più celere per ottenere un prestito senza busta paga è rappresentata, senza alcun dubbio, dalla grande rete telematica, dove alcune finanziarie sono in grado di fornire una risposta nell’arco di poco tempo, talvolta in 48 ore.

Non c’è alcun dubbio come alcuni elementi possano incidere, positivamente, sul buon esito della richiesta inoltrata. Ad esempio, una casalinga separata può far leva sull’assegno di mantenimento per ottenere un piccolo prestito, riuscendo ad ottenere quella liquidità in molti casi a dir poco salvifica per far fronte a piccoli imprevisti (come, a titolo esemplificativo, la riparazione dell’autoveicolo).

Nel caso in cui l’importo non fosse di piccolo cabotaggio, la finanziaria potrebbe chiedere che il finanziamento venga supportato dalla presenza di garanzie reali o di firma: le prime sono relativi ai pegni (su beni mobili o liquidità) e ipoteche (su beni immobili), mentre le seconde fanno riferimento a fideiussioni di soggetti terzi (che dovranno rispondere col proprio patrimonio qualora il richiedente non sia in grado di far fronte ai propri impegni).

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