L’autotrapianto di capelli consiste nel prelevare dalla zona della nuca, dove normalmente sono presenti più capelli, delle unità follicolari da impiantare nelle aree della testa con minor densità di capelli.
Un intervento permette di realizzare tra i 200 e i 300 microinnesti, secondo il numero dei componenti dell’equipe medica e la dimensione delle zone su cui intervenire.
La lunga evoluzione di tale tecnica e gli enormi passi avanti degli ultimi anni, hanno portato a risultati davvero convincenti e molto lontani dal cosiddetto “effetto bambola”, tipico degli albori, in cui il trapianto recava come principale difetto la ricrescita degli antiestetici “ciuffetti”, simili alla capigliatura delle bambole.
Questa tecnica permette di ottenere ottimi risultati, basti pensare che la percentuale di successo dell’autotrapianto di capelli è attestata intorno al 95%.
La ricrescita comincia dopo 2-4 mesi dall’operazione, alla velocità di 1cm al mese, fino ad arrivare ad un risultato evidente in 6-12 mesi.
Si possono ottenere ulteriori miglioramenti, a lungo termine, adottando una terapia contro l’avanzamento della naturale calvizie.
Vantaggi e svantaggi dell’autotrapianto
Ogni intervento dura mediamente dalle 2 alle 4 ore e permette al paziente ritornare a casa il giorno stesso, dopo un breve periodo di osservazione.
Si comincia con un’anestesia locale, che addormenta la parte di cuoio capelluto che sarà prelevata dalla zona occipitale, un lembo chiamato “zona donatrice”, lungo circa 8-10cm e largo circa 1-2cm. La pelle viene successivamente suturata, per favorire una corretta cicatrizzazione.
Il chirurgo (o i chirurgi nel caso di un’equipe più numerosa) ritaglia minuziosamente e accuratamente il lembo in modo da ricavarne gli innesti – le unità follicolari da 1-4 capelli – da trapiantare nella parte da rinfoltire.
Gli innesti vengono trapiantati uno ad uno, nelle varie aree calve o nelle stempiature, le cosiddette “zone riceventi”: in genere, le unità follicolari mono e bibulbari vengono impiantate, sulla parte frontale, mentre quelle pluribulbari, nella parte posteriore, per garantire un risultato visivamente armonioso.
Appartenendo al paziente stesso, questi innesti non provocano il rischio di rigetto
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