Archivio mensile Luglio 28, 2022

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Rottura LCA: l’approccio fisioterapico come strumento di guarigione

La rottura dell’LCA, acronimo di legamento crociato anteriore, è un evento molto spiacevole e doloroso. Soprattutto, richiede tempi di guarigioni lunghi, intervallati da un’operazione chirurgica abbastanza invasiva.

Fondamentale, in questo contesto, è la fisioterapia specializzata, che può abbreviare il tempo di recupero e ripristinare la piena funzionalità del ginocchio. Ne parliamo qui.

Rottura del legamento crociato anteriore ( LCA ), un infortunio serio

La rottura dell’LCA è un infortunio tutto sommato famoso. E’ infatti associato al gioco del calcio, anzi è considerato come una sorta di spauracchio per i calciatori che ne possono essere vittima e per i tifosi che tengono per questo o per quel campione. Infatti, in media la rottura del legamento crociato anteriore tiene lontani dai campi di gioco per almeno sei mesi, sebbene siano attestati casi in cui il recupero è stato molto più rapido.

In genere, l’LCA si rompe a seguito a:

  • Trauma contusivo nella zona frontale del ginocchio.
  • Trauma distorsivo con malus del peso del corpo. In buona sostanza, il ginocchio ruota mentre il malcapitato cade su se stesso.
  • Carico eccessivo con il ginocchio in iperestensione. Il caso tipico è “l’atterraggio” scomposto a seguito di un salto.

Il legamento crociato anteriore unisce la parte finale del femore con la parte iniziale della tibia. Il suo scopo è impedire che la tibia scivoli sull’asse orizzontale e vada fuori posizione. E’ un legamento molto resistente, per questo motivo chi va incontro a una rottura dell’LCA se ne accorge subito: il rumore della rottura è molto forte, quasi penetrante.

I trattamenti fisioterapici post operazione

La terapia d’elezione per la rottura dell’LCA è l’operazione, che viene eseguita sempre in una prospettiva di recupero dell’attività sportiva. In tutti gli altri casi, l’operazione potrebbe non essere necessaria: senza LCA si può vivere, ma si deve rinunciare alla corsa e all’attività sportiva. 

Ad ogni modo, l’intervento punta alla ricostruzione dell’LCA, il quale in genere viene condotta a partire da un prelievo tissutale dallo stesso soggetto. Nella maggior parte dei casi, si opta per una porzione di tendine rotuleo, che viene trattato per fungere da legamento.

Ma l’operazione rappresenta solo l’inizio del percorso di guarigione. Dopo, e ancora per molti mesi, c’è la fisioterapia. Essa consiste in una prima fase finalizzata al recupero del pieno range di movimento, con esercizi attivi e passivi; e in una seconda fase in cui si rafforza la muscolatura, in modo da creare un sistema di supporto al nuovo legamento, tale da proteggerlo da dolorose e drammatiche recidive.

La tecarterapia come risorsa integrativa

Nel contesto fisioterapico sta assumendo una grande importanza la tecarterapia. Si tratta di un trattamento di ultima generazione che consente di accelerare il percorso di guarigione e, allo stesso tempo, renderlo più confortevole. Consiste nell’applicazione di un apparecchio elettromedicale che causa la formazione di calore nei tessuti profondi e solo in quelli. La stimolazione termica della parte interessata produce un effetto domino, quale la formazione di collagene, tale da porre in essere meccanismi di autoguarigione del corpo.

In parole povere, grazie alla tecarterapia si guarisce più velocemente. Ma non è finita qui: produce alcuni “gradevoli” effetti collaterali. Su tutti, l’azione analgesica. La tecarterapia riduce la sintomatologia dolorosa e le infiammazioni, due disturbi molto ricorrenti in chi si è sottoposto da poco all’intervento di ricostruzione dell’LCA.

Tra l’altro, la riduzione del dolore e delle infiammazioni consente di aumentare il carico fisioterapico e, di conseguenza, accelerare ulteriormente il percorso di guarigione. Dunque, il trinomio operazione – fisioterapia – tecarterapia è quanto c’è di meglio per chi deve guarire dalla rottura dell’LCA.

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Come eliminare calli e duroni

La formazione di calli e duroni è una eventualità piuttosto frequente, tanto negli sportivi quanto nei sedentari. Spesso, infatti, basta una calzatura non adeguata per ritrovarsi con questi disturbi.

Fino a un certo punto, calli e duroni non sono granché fastidiosi. Se ignorati, però, possono portare a complicanze anche abbastanza serie. Da qui, la necessità di intervenire per tempo, prima che il problema assuma una rilevanza sanitaria.

Come fare? Di base, è bene fare riferimento a un centro estetico che si occupi anche di problemi funzionali, e non solo estetici. Non è difficile reperirlo, a prescindere dall’area geografica. Tra cercare un buon centro specializzato in pedicure Palermo e cercarlo a Roma, Milano o anche nelle piccole città la differenza è minima.

Vale la pena approfondire la questione, elencando anche i rischi che si corrono se non si interviene prontamente.

La differenza tra calli e duroni

Prima di tutto, occorre comprendere la differenza tra calli e duroni. Infatti, spesso vengono vengono considerati a torto dei sinonimi.

Sulla definizione di calli c’è poco da dire, nel senso che è conosciuta da tutti. In genere sono abbastanza piccoli e piuttosto morbidi, e possono comparire tanto sulla pianta del piede quanto sulle dita. I calli sono causati principalmente da traumi da sfregamento: quando una porzione di piede viene sollecitata, può sviluppare un callo.

Discorso parzialmente diverso per i duroni. Questi sono sì frutto di un trauma da sfregamento, ma soprattutto da calzature poco adatte. Ecco che la porzione interessata è molto più grande. Inoltre, spiccano per una parte centrale decisamente dura, che non di rado causa dolore. Nella stragrande maggioranza dei casi, i duroni si sviluppano sul tallone, che subisce l’influsso delle calzature poco adeguate. Possono però svilupparsi anche sulla pianta del piede.

Calli e duroni non curati: le conseguenze

La soluzione migliore è…. Prevenire. Non è poi così difficile: basta prendersi cura dei piedi. In primis, indossando calzature adeguate. In secondo luogo, lasciando il piede “libero” più a lungo possibile, in modo che possa guarire spontaneamente dai traumi per sfregamento. Va detto che rispettare queste indicazioni spesso è complicato, se non impossibile. Il riferimento è ai casi in cui il piede è vittima di imperfezioni, come il dito a martello, l’alluce valgo o dimorfismo dell’arco plantare (piede piatto o piede cavo).

Soprattutto in questi casi, è bene acquistare calzature di tipo ortopedico e su misura. Se pensate a calzature “strane”, che possano in qualche modo evidenziare la presenza di un disturbo, vi sbagliate. I modelli ortopedici sono indistinguibili rispetto a quelli standard, almeno dall’esterno. Ovviamente, costano molto di più.

I calli in genere non fanno male e, fino a un certo punto, nemmeno i duroni. Tuttavia, se ignorati per troppo tempo, determinano una sintomatologia dolorosa. Ciò che è peggio, possono degenerare in complicanze molto serie. Il riferimento è alle infezioni, causate dal danneggiamento della pelle che ricopre calli e duroni. Essa, per quanto possa apparire strano vista la consistenza diversa, è più debole.

La soluzione a calli e duroni

Il consiglio dunque è di risolvere calli e duroni prima che degenerino in problema sanitario. Anche perché in quel caso è necessario fare riferimento a un medico. Nelle fasi precedenti, basta un esperto di pedicure. Ovviamente, non pedicure qualsiasi, bensì “curativa”. La pedicure curativa si contraddistingue non solo per gli scopi, ma anche per la strumentazione adeguata. Tra creme antibiotiche e lenitive, e utensili specifici, le differenze rispetto alla normale pedicure estetica si fanno sentire.

Dunque, fate riferimento a un buon centro estetico. Ovvero a un centro che goda già di buona reputazione e che integri all’interno delle sue attività l’eliminazione di calli e duroni.

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Come evitare i danni allo schermo dello smartphone

Come evitare che lo schermo dello Smartphone si rompa? Proprio la rottura dello schermo rappresenta uno dei danni più frequenti in assoluto, uno dei motivi che porta più spesso a doversi rivolgere a un centro di assistenza. D’altronde, se il danno è pesante l’utilizzo dello smartphone risulta impossibile. Non va molto meglio se il danno è lieve: in quel caso si rischiano brutte figure e di trasmettere una sensazione di trascuratezza.

La questione riguarda tutti i brand e tutte le aree geografiche. Il rischio di dover spendere denaro per riparare smartphone Huawei Palermo piuttosto che uno smartphone Samsung in qualsiasi altra città è piuttosto elevato.

Anche in questo caso, prevenire è meglio che curare. Dunque, è lecito chiedersi se esistono degli accorgimenti per ridurre al minimo le probabilità di andare incontro a una rottura dello schermo. La buona notizia è che tali accorgimenti non solo esistono, ma sono anche facili da adottare. Ne parliamo qua.

Schermo dello smartphone, una componente delicata

Il timore che lo schermo dello smartphone si rompa è più che giustificato. Infatti, da un lato si tratta di una componente fondamentale, e che difatti consente l’utilizzo del dispositivo. Dall’altro, invece, è anche una delle componenti più fragili, di conseguenza soggetta a rotture. Basta infatti una caduta, nemmeno da altezze elevate, per ritrovarsi – se va bene – con uno schermo pieno di crepe e che comunque può creare disagio. Nella peggiore delle ipotesi poi, lo schermo è così danneggiato da impedire una visione chiara e che consenta un utilizzo efficace del dispositivo.

Prima di trattare gli accorgimenti veri e propri, e tra le altre cose sono di natura prettamente “tecnica”, è bene riflettere su una cattiva abitudine che molti possessori di smartphone reiterano.

Stiamo parlando della tendenza a tenere lo smartphone in mano anche quando non lo si sta utilizzando. In questo caso, le probabilità che il dispositivo cada per terra aumentano, con tutto ciò che ne consegue. La situazione si complica ulteriormente quando si pratica attività fisica: molti sono soliti correre mentre stringono il telefonino, per l’occasione “convertito” a cronometro o a lettore musicale.

Come evitare la rottura dello schermo

Dunque, quali sono questi accorgimenti che aiutano a prevenire la rottura dello schermo? Ecco i più efficaci.

  • Usare una custodia. Le custodie consentono di limitare i danni con sufficiente efficacia. Il riferimento è ovviamente alle custodie a libro, che purtroppo vengono spesso snobbate in quanto giudicate demodè. in realtà, la custodia attutisce le cadute ed evitano danni importanti. Il consiglio è di prediligere le custodie in cuoio, che sono le più resistenti e protettive.
  • Applicare una pellicola. Anche le pellicole rappresentano una risorsa fondamentale per prevenire danni allo schermo. Ovviamente, fanno ben poco per attutire le cadute ma proteggono il monitor dai graffi. Esistono varie tipologie di pellicole, quelle più utilizzate sono realizzate in silicone, che coniuga una certa efficacia con un impatto esteriore piuttosto basso.
  • Evitare i bagni di sole. Questo è un accorgimento che ben pochi seguono. È necessario evitare le lunghe esposizioni al sole, soprattutto d’estate, in quanto il calore viene assorbito dallo schermo, il quale ne esce pesantemente indebolito, e quindi maggiormente soggetto a danni.

No al fai da te

Dunque, prevenire è meglio che curare, soprattutto quando gli accorgimenti sono facili da adottare, come in questo caso. Ma cosa fare se il danno è stato fatto? Il consiglio è di evitare il fai da te. Anche qualora il danno si configurasse come lieve, è sempre meglio rivolgersi a un centro assistenza. Le riparazioni sono attività di natura specialistica, e non basta certo un tutorial, per quanto ben realizzato, a sopperire competenze ed esperienza. Anzi, il rischio, se si procede in totale autonomia, è di peggiorare la situazione e quindi di spendere più denaro di quanto non si sarebbe speso rivolgendosi a personale specializzato.

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Che succede se ignori la miopia

La miopia è probabilmente il disturbo visivo più diffuso in assoluto. Basta guardarsi in giro e passare in rassegna tutte le persone che indossano un paio di occhiali per rendersene conto, senza considerare coloro che, pur miopi, decidono di indossare le lenti a contatto. Eppure ci sono miopi che non adottano né l’una né l’altra soluzione.

Sono i “miopi lievi”, che riescono comunque a mantenere una buona qualità visiva oppure affrontano la loro condizione con spirito di sopportazione. Si tratta però di una scelta dai risvolti pessimi: anche nei casi meno gravi, la miopia non curata può causare conseguenze negative per la propria salute e per la qualità della vita. Ne parliamo qui.

Miopia, un disturbo incredibilmente diffuso

La miopia è il disturbo visivo per eccellenza. Sono i numeri a dirlo, allorché variabili da paese a paese. Se in Europa è miopie circa il 28% delle persone, percentuale già di per sé elevatissima, negli USA si raggiunge il 35%. In Cina, invece, è miopie quasi l’80% delle persone.

La miopia ha un’origine prettamente genetica, sebbene possa essere stimolata da alcune abitudini precise. Per esempio, sforzare la vista, sui libri come davanti a uno schermo, può esacerbare il disturbo visivo o scatenare una condizione latente di miopia. Le cause fisiologiche, invece, consistono in una curvatura poco corretta del cristallino, che crea un difetto di rifrazione: la luce anziché terminare sulla retina si ferma “un po’ prima”, determinando una visione sbiadita. Il “quanto” determina l’entità del disturbo.

Miopia non curata: i rischi

È difficile rimanere con le mani in mano se la miopie è abbastanza grave. Bastano solo due diottrie per ridurre la qualità della visione e, di conseguenza, della vita stessa. Non riuscire a vedere oggetti posta a una distanza non elevatissima, è un malus non da poco e che pregiudica le attività quotidiane.

Il discorso è diverso, però, se si parla di miopi leggeri, che hanno solo mezza diottria in meno, piuttosto che una o una e mezza. In questi casi, rinunciare agli occhiali e alle lenti a contatto è relativamente semplice. Con un po’ di sforzo, se ne può fare a meno.

Si tratta però di un atteggiamento sbagliato, controproducente. I motivi sono principalmente due: in primis, perché anche una miopia leggera può inficiare alcune attività, come per esempio leggere i cartelli autostradali con grande anticipo. In secondo luogo, perché anche una miopia leggera impone un certo sforzo, magari inconsapevole all’occhio. Da qui a un peggioramento ancora più rapido del disturbo il passo è breve.

Non bisogna dimenticare, infatti, che la miopia è un disturbo degenerativo. I primi sintomi si avvertono intorno ai cinque anni di età, ma fino ai venticinque peggiora. Insomma, le diottrie sono sempre meno. Chi non indossa gli occhiali o le lenti a contatto, deve affrontare presto o tardi un’accelerazione di questo processo.

Come scegliere l’ottico

Il consiglio, se si soffre di miopia leggera, è dunque quello di cambiare registri, e indossare gli accessori adatti. Il primo passo, ovviamente, è quantificare con precisione l’entità del disturbo. Niente di più facile, misurare la vista a Roma è facile come a Milano, Torino, Palermo, Napoli e in qualsiasi altra città, grande e piccola.

Come scegliere l’ottico? In questo caso, come in tanti altri, a fare fede è soprattutto la reputazione. D’altronde, l’opinione degli ex clienti è un ottimo indicatore della qualità espressa da un’attività, anche quando questa coinvolge tematiche di tipo sanitario. Anche l’approccio alla gestione della clientela è importante: un ottico accomodante, sincero e socievole, sarà certamente più propenso a dispensare consigli su quali occhiali acquistare, su quelli che valorizzano al meglio il proprio viso.

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E-commerce, 4 motivi per aprirne uno anche se sei un piccolo venditore

Nell’immaginario collettivo, gli e-commerce rappresentano un’opportunità soprattutto per le grandi aziende. Perché – se lo chiedono in parecchi – spendere tanto tempo e tanto denaro per realizzare una piattaforma proprietaria performante? In realtà, si tratta di un pregiudizio che non trova fondamento nella realtà. La verità è che gli e-commerce possono e devono essere utilizzati anche dalle piccole attività, dai piccoli venditori. Ne parliamo qui, fornendo una panoramica dello strumento ed elencando alcuni motivi che ne giustificano l’impiego anche da parte dei più “piccoli”.

L’ascesa degli e-commerce

La diffusione degli e-commerce è un fenomeno iniziato ormai tanto tempo fa, agli inizi degli anni 2000. Tuttavia, non si può negare che negli ultimi tempi sia stato protagonista di una formidabile accelerazione. Il riferimento è in primo luogo alla progressiva riduzione del digital device e alla diffusione di connessioni performanti, e in secondo luogo ai fenomeni sociali che la pandemia di coronavirus ha innescato.

A partire dal 2020, infatti, molti, alla luce della chiusura delle attività commerciali, si sono visti costretti a utilizzare il digitale anche per gli acquisti, di fatto scoprendo una sorta di “nuovo mondo”. Una volta che la vita è tornata alla normalità, la gente ha continuato a usufruire degli e-commerce. Il risultato è stato un ampliamento radicale e permanente degli acquirenti on-line.

D’altronde, acquistare su internet comporta alcuni vantaggi anche soprattutto dal punto di vista dell’acquirente: è rapido, spesso meno costoso (i prezzi sono tendenzialmente più bassi), e comunque sicuro.

4 motivi per aprire un e-commerce

Dunque, perché anche le piccole attività possono e devono usufruire degli e-commerce? Al netto dei vantaggi di natura economica, di cui renderemo conto tra poco, è bene sottolineare che i costi oggi sono meno elevati di quanto non lo fossero qualche anno fa. aprire e gestire una piattaforma richiede budget tutto sommato accessibili, e che in ogni caso determinano un precoce ritorno dell’investimento. Inoltre, le competenze necessarie alla conversione al digitale sono oggi molto più diffuse e a portata di mano.

Al netto di ciò, Ecco i vantaggi indiscutibili di cui gode il piccolo venditore che desideri aprire un e-commerce.

  • Può sfruttare un trend in ascesa. Lo abbiamo già detto, gli acquisti on-line sono un fenomeno in ascesa, che non accenna ad arrestarsi.
  • Può andare oltre il pubblico limitrofo. Chi vende solo in loco, può accedere solo al pubblico che risiede nelle vicinanze. Chi vende on-line, in estrema sintesi, abbatte qualsiasi barriera geografica.
  • Può vendere più prodotti. Un altro limite a cui devono sottostare coloro che vendono esclusivamente in loco riguarda la “finitezza” degli spazi espositivi. Va da sé che questo limite semplicemente non esiste se si opta per l’e-commerce.
  • Può accedere ai mercati esteri. È probabilmente il vantaggio più grande: chi sfrutta gli e-commerce può potenzialmente accedere al pubblico estero, ed allargare a dismisura il proprio bacino di utenza.

La questione delle spedizioni

Queste motivazioni sono concrete, tuttavia richiedono una precisazione: per vendere online è necessario affidarsi a corrieri efficienti, come per esempio Bartolini.

Solo affidandosi a corrieri di questo calibro è possibile fornire all’acquirente un’esperienza degna di questo nome, improntata sulla qualità e sulla comodità. il riferimento è ovviamente ai tempi di spedizione, ma anche alle politiche di reso, che sono possibili solo se i collegamenti sono garantiti al 100%.

Dunque, i piccoli grandi venditori che si apprestano a sbarcare all’estero grazie alle attività del proprio e-commerce, devono prima di tutto curare la logistica dei trasporti, scegliendo con estrema attenzione Il corriere. il rischio, se si fa altrimenti, è di intraprendere un gioco a perdere, in cui il ritorno all’investimento diventa una sorta di chimera.